Raramente succede
Anzi, quasi mai, che io aderisca a qualcosa mettendo banner e simili sul mio blog, e per un po’ di ragioni.
Innanzitutto non è un blog politico/polemico (io sono polemico di mio, ma è un’altra quastione), poi ho sempre ritenuto inutili le manifestazioni di “visibilità”, tipo cortei, marce, fiaccolate “pro” o “contro” qualcosa. Le ho sempre ritenute un modo per quietare la coscienza, dicendosi: “io c’ero, ho fatto qualcosa”.
Ma questa volta è diverso.
O, per lo meno, per me è un po’ diverso.
È ovviamente una questione di principio, perchè io non faccio parte di una coppia di fatto (anche se ho amici e parenti, come tutti, che ne sono parte), nè voglio sposarmi con cose, persone, o animali del mio sesso come paventa qualcuno.
Però sono a favore, a prescindere, a qualsiasi cosa possa aumentare la libertà dell’individuo e dia diritti a chi non li ha.
E sono contro, a prescindere, a chi è contro a prescindere, ma usa motivazioni finto-religiose, pseudoscientifiche e moralismi per farsi ascoltare (e, spesso, credere) dalla parte più “semplice” (senza offesa, ma è così) della popolazione.
Sono oltremodo contro (come cattolico in primis) la clericizzazione dello stato e il doppio uso che si fa della Chiesa e della religione per fini di comodo (la Chiesa supporta i partiti che la supportano per ottenere aiuto di vario genere, e viceversa).
Quindi, soprattutto dopo le dichiarazioni di qualche settimana fa di Mons. Bagnasco, aderisco alla campagna DICOSì lanciata da Axell.
Lo faccio, come dicevo sopra, più per questione di principio che per i Di.Co. in sè, visto che già pare vengano abbandonati, e in estremo ritardo, causa i problemi delle ultime settimane al template…
Quindi aderite anche voi, o lettori (non vi banno se non lo fate, tranquilli! ), alla campagna DICOSì!
Se questo argomento ti interessa puoi provare...
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Sorry, non metterò il bannerino.
Perché sono contro, a prescindere, al dare diritti a chi non li ha, salvo non ci sia una buona, ottima ragione per farlo.
Un diritto è un privilegio: nel momento in cui lo attribuisci a qualcuno, togli, da qualche parte, qualcosa a qualcun altro. Non esistono diritti a costo zero.
E anche se ci fossero (ma mi pare direi logicamente impossibile), i diritti a costo zero sarebbe allora inutile darli perché partirebbe un meccanismo inflattivo che svuoterebbe pian pian il significato dei diritti.
Bagnasco è insopportabile, ma aveva ragione Galbraith: non esistono piatti di minestra gratis. E fino a quando non si farà una seria discussione su quali sono i costi (magari non direttamente economic, ma non per questo inesistenti) dei DICO, niet, non compro senza sapere quanto costano.
:S
Secondo me tra diritto e privilegio c’è differenza: un diritto esiste per natura e deve essere (o non essere) riconosciuto, un privilegio viene accordato solo ad alcuni per grazia di qualcuno.
Quindi il privilegio crea differenze e costi sociali.
Il riconoscimento di un diritto non dovrebbe.
Cioè se una persona lascia in eredità i suoi beni (salvo la quota legittima per gli eredi diretti) al convivente, chi ci perde? Gli eredi legittimi? Evidentemente no, visto che la parte eccedente poteva essere lasciata a chiunque altro.
E se ad una persona viene riconosciuto il diritto di assistere in caso di malattia il/la convivente, a chi viene tolto qualcosa?
E nel caso della reversibilità della pensione? Quelli sono contributi pagati dal lavoratore e spetterebbero comunque al coniuge, perchè dovrebbe tenerseli l’INPS?
Si può discutere sulla differenza tra matrimoni civili e DICO e sul fatto che mancanza di volontà di prendersi responsabilità non vada premiata con diritti simili a quelli del matrimonio, ma il deprezzamento dei diritti già acquisiti dagli altri non lo vedo assolutamente come rischio.
Certo, se li vogliamo vedere come privilegi, allora la cosa può cambiare.
La questione Bagnasco io la vedo distinta dal merito dei DICO: è un’interferenza, secondo me, indebita. E fa perdere l’utilità del dibattito mettendo dei limiti a priori, e obbligando di fatto i cattolici a difendere quei limiti, su una materia che non interessa solamente i cattolici, ma tutti i cittadini.
E peggiora la situazione il fatto che abbia voluto far capire che cominciando con i diritti ai gay si arriva poi a darli anche ai pedofili, mettendo di fatto sullo stesso piano un crimine abominevole e un orientamento sessuale lecito (tranne in paesi che non meritano di essere nominati).
Lodevole iniziativa, se non fosse – come già sai – che i Dico non esistono più…il centrosinista li ha accantonati…ora al Senato, alla Commissione Giustizia, si sta vagliando una proposta di legge di Alfredo Biondi…e la figura si chiama “Contratto d’unione solidale”…che per i conviventi è anche meglio 😉
sì, lo so, infatti ho precisato che verranno accantonati, e che lo faccio per principio :docet:
@degra
Un diritto si differenzia da una facoltà perché lo Stato (o meglio, l’ordinamento) “assiste” il titolare del diritto a realizzare l’interesse oggetto di quel diritto. L’ordinamento sceglie cosa tutelare, cosa non tutelare e cosa avversare. Questa è l’essenza della scelta politica. questo mi piace? Lo tutelo e lo elevo a diritto. Questo non mi piace? Non lo tutelo o addirtura lo condanno. Attribuire un diritto è privilegiare certe situazioni. I diritti non esistono in natura (al più esistono, se ti piace Grozio, scale valoriali immanenti all’uomo). Dire che si lotta per “far riconoscere un diritto” è solo una balla retorica per nascondere il desiderio di avere qualcosa in più, spacciando la propria avidità per semplice atto di giustizia.
La reversibilità? La togli a me. Se più gente ha diritto alla reversibilità, l’INPS deve aumentare le aliquote. quindi toglie soldi a me. Il testamento. Se fatto il DICO il “dicatario” ha diritto ad una quota della disponibile, togli la possibilità di dare una quota di disponibile a un terzo che ti sta simpatico. e così via.
Il vero problema dei DICO è proprio questo: è il tentativo di avere i vantaggi del matrimonio, senza pagarne i costi. Sicché, chi ci rimette dai DICO non è Bagnasco o la CEI, ma tutti quei poveri fessi che bene o male si sono impegnati con un matrimonio. Potevano fare una cosa più alla moda e avevano più vantaggi.
@camelot: vedi che la sx fa pure qualcosa di buono, come accantonare prima i PACS e poi i DICO? Con un po’ di fortuna, nonse ne fa niente,
Sì, Etienne, ma ragionando così è la stessa cosa: non si vuole che altri abbiano certi privilegi, quindi si vuole avere questi privilegi solo per sè.
Non si può ragionare ancora oggi sul fatto che chi prende la pensione o una reversibilità “prende” a tutti. Allora chi è longevo è un ladro, e chi muore prima è un benefattore dell’INPS? E chi è andato in pensione prima dei 50 anni con un’aspettativa di vita oltre gli 80 (cioè gli si prospettano più anni di pensione che di lavoro svolto)? Quelli sono stati privilegiati e stanno contribuendo (non per colpa loro, ovviamente) a svuotare le casse delle varie previdenze.
Ma il discorso riguardante Bagnasco e la CEI non è su chi ci guadagna e chi ci perde, è solo una questione di indebito richiamo ai politici cattolici a fare ciò che “è giusto” secondo la dottrina cattolica. E questo non c’entra con i diritti e i doveri, ma solo con il fatto che per la Chiesa non esiste matrimonio se non religioso.
Nulla di male, ma il fatto è che queste situazioni esistono e ci sono categorie che non possono sposarsi in nessun modo nemmeno volendo (omosessuali, conviventi per motivi diversi da relazioni amorose) e quindi non possono accedere a diritti elementari.
Queste cose (come anche quelle relative alla biogenetica) dovrebbero essere di competenza del popolo (se non basta la politica) e non materia di scontro religioso.
La CEI può dire “a noi non piace”, ma non “i politici cattolici hanno il dovere di non far passare leggi contro la famiglia”, sono espressioni troppo autoritarie.
Tantopiù che la famiglia esiste ed esisterà anche al di fuori della “legge”, ci saranno sempre coppie che convivono e hanno figli, che piaccia o no. E quella delle coppie gay è solo la percentuale minore, anche se conviene far credere che con DICO, PACS, e cose simili, si faranno i “matrimoni gay”…
Quel che mi preme sottolineare è che non esistono attribuzioni di diritti gratis. Inquesto senso, dicevo che il diritto è un privilegio.
Non è vietato attribuire dei privilegi, ma bisogna aver chiaro in testa che ogni volta che si crea un diritto da qualche parte c’é un costo. E la domanda da porsi è semrpe quella: il prezzo che pago vale il vantaggio (il diritto) che attribuisco?
Questo discorso vale per i DICO o per qualsiasi altra cosa possa venire in mente.
Il fatto che non tutti possano accedere a diritti che chiami elementari (perché elementari??) consegue al fatto che appunto i diritti per loro natura sono dei privilegi che, ovviamente, non possono essere attribuiti a tutti. Che brutta cosa che dici Etienne… vuoi togliere diritti a qualcuno! No. Se io compro una caramella escludo tutti gli altri dal godimento di quella caramella. E’ il diritto di proprietà. Ho il “privilegio” di usare le mie cose (ed escludere gli altri).
Mettiamola sotto un altro piano: Tizio e Tizia si vogliono bene e decidono di andare insieme a vivere. Che bello. Non sono religiosi e percui del valore religioso del matrimonio non gliene frega nulla. Per quale ragione dovrebbero sposarsi (civilmente) anziché “dicarsi”?? Per avere gli stessi vantaggi che avrebbero con i DICO, ma molti più svantaggi?
Alla facciazza della Cei e di valori obsoleti anche io DICO SI e…
prossimamente il bannerino anche sul mio blog
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