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Rivoluzione androide

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Premessa
Da un po’ ero attratto dall’idea di uno smartphone ma, non essendo troppo convinto del touchscreen, non mi ero mai deciso. Poi il glorioso N95 8 giga ha pensato bene di lasciare questo mondo crudele anzitempo — ma sempre troppo tardi rispetto alla garanzia — e s’è resa indispensabile una sostituzione rapidissima.
Come mio solito la scelta è stata casuale e l’acquisto d’impulso, ma quando ci vuole, ci vuole.
Ovviamente la scelta non poteva che cadere su un telefono con sistema Android e, avendo trovato una bella offerta su Ebay, ho acquistato un HTC Desire.

Prime impressioni
Il pacchetto è arrivato in due giorni, e la prima sorpresa è stata proprio la confezione. Rispetto ai soliti Motorola e Nokia la scatoletta è misera e il contenuto un po’ troppo spartano: telefono, auricolari, caricabatterie e un manualetto di poche pagine (mentre online ce n’è una versione completa da 200 pagine).
Comunque non ci vuole una laurea per montare batteria e SIM e accendere il telefono col tasto superiore. Più difficile e, a prima vista, delicata l’operazione di apertura dello sportellino posteriore con i dentini che scattano e danno sempre l’impressione di rompersi.
Appena accesso parte la classica procedura di personalizzazione, solo che stavolta vengono chieste le credenziali dei principali social network, e non è differenza da poco. La seconda cosa è un breve training per imparare ad usare la tastiera virtuale e il touchscreen.
Finite le operazioni, il telefono è pronto e si connetterà automaticamente ad internet per aggiornare i servizi e sè stesso.
Poi c’è bisogno di un po’ di tempo per ambientarsi ai menu e alle varie impostazioni, non sempre intuitive.
Nel momento in cui ci si accorge del market, finisce la vita dell’utente, perché si apre un vero mondo di applicazioni gratis e a pagamento.

Il mio giudizio
Comprando un telefono Android ci si trova in mano un vero PC, con sistema basato su Linux, con tutti i pregi e i difetti dell’avere un PC in un telefono.
Il primo difetto è la durata della batteria (che comunque aumenta con le successive cariche), rapidamente uccisa dalle connessioni.
Il secondo è l’unfriendlyness tipica di Linux, specie per chi proviene da sistemi Windows, che porta a dover hackerare il sistema per poter fare ogni minima cosa non prevista dagli sviluppatori, con conseguente decadenza della garanzia.
E poi la cosa, per me, peggiore: tutta la gestione della parte telefonica (sms, rubrica, ad esempio) lascia parecchio a desiderare, rispetto ai telefoni tradizionali.
Dall’altra parte ci sono cose totalmente positive, quali la quasi totale personalizzabilità della parte grafica, applicazioni utilissime e il touchscreen che è una vera e propria figata. O la tastiera virtuale che è veramente semplice da usare anche per uno, come me, che odia — ricambiato — i display tattili.

In conclusione
Come tutti i device anche questo ha i suoi difetti, legati soprattutto alla diversa user experience più che a veri e propri bug, ma i pregi sono davvero pesanti nel dare un giudizio complessivo del Desire, soprattutto per chi proviene da sistemi molto meno performanti, tipo Symbian. Inoltre la semplicità d’uso del Desire, la possibilità di condividere qualsiasi contenuto con contatti e social network con tanta facilità sono talmente sorprendenti da non poter non consigliare l’acquisto sia al nerd smanettone, sia all’utente che si avvicina per la prima volta ad uno smartphone.


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