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È già un passo avanti…

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Lo ha stabilito la Terza sezione penale della Cassazione
Non è reato scaricare film da internet se non c’è lucro
(Foto Infophoto)Non scatta la condanna penale nemmeno se l’opera è coperta da copyright. Accolto il ricorso di due studenti: ”Non hanno tratto alcun profitto”
Roma, 20 gen. (Adnkronos/Ign) – Scaricare film da internet non è reato a patto che non ci sia ”finalità di lucro”. E la condanna penale non scatta nemmeno se l’opera scaricata dal web è coperta da copyright. Lo ha stabilito la Terza sezione penale della Cassazione che ha accolto il ricorso di Eugenio R. e di Claudio F., due studenti torinesi che erano stati condannati per aver ”duplicato abusivamente opere cinematografiche”, giochi per psx, video cd e film, ”immagazzinandoli” su un server del tipo File transfer protocol ”dal quale potevano essere scaricati da utenti abilitati all’accesso tramite un codice identificativo e relativa password”.

IGN – Cronaca – Non è reato scaricare film da internet se non c’è lucro

Ecco, finalmente si comincia a fare chiarezza su un campo molto poco chiaro, soprattutto perchè le leggi in materia hanno contribuito a peggiorare tutto il quadro, e a contrastarsi una con l’altra.

Io ho sempre pensato, riguardo alla copia e al filesharing, proprio quello che la Cassazione ha stabilito, però è ovvio che il problema non è proprio dei più semplici.

Ad esempio si dice che non ci sia scopo di lucro, ma se io posso avere gratis una copia di un prodotto in vendita, il lucro c’è: io non spendo una lira e chi vende non prende una lira.

Indipendentemente dal fatto che il prodotto valga il prezzo oppure no.

Peggio ancora se la copia è messa a parte del mondo intero via filesharing o solo ad amici via FTP come nel caso degli stufenti.

E anche il fatto di sfruttare la “legittima copia di backup” per poter copiare qualsiasi cosa e rendere illegali i sistemi anticopia è una bastardata bella e buona.

Cioè tutti i supporti prima delle cassettine non erano backuppabili, nè riproducibili, quindi non erano soggetti a copia, e nessuno reclamava il proprio diritto a fare un backup (di sicurezza, ovviamente) dei vinili o dei super8.

Invece adesso è un diritto costituzionale poter avere una copia (però solo una, eh?) di quanto si acquista, perchè si potrebbe perdere o rovinare l’origiale, ad usarlo troppo.

E questo è il ragionamento sbagliato: io non devo poter avere il diritto ad una copia con la scusa del backup. Devo poter disporre completamente e liberamente del prodotto che ho liberamente acquistato, pagando pure i diritti d’autore (iniqui), al di là di una semplice copia copia. Purchè, ovviamente, non ne tragga profitto vendendone le copie come se fossero un mio prodotto, cioè a prezzo pieno.

Perchè posso disporre di tutto ciò che acquisto nella maniera che preferisco, mentre non posso farlo di libri, film, musica?

Perchè c’è il diritto d’autore!

Ma perchè io dovrei pagare anche un diritto d’autore, quando l’autore e l’editore già guadagnano (subito o grazie al proprio prodotto in prospettiva di un altro contratto) dalla vendita dell’oggetto in questione?

Cadendo il diritto d’autore, cadrebbe il reato, che non sta nel truffare la casa discografica che non guadagna più sulle copie che ci si scambia gratis, ma nel violare il diritto d’autore.

E questo lo trovo pesantemente ingiusto.

Ma tant’è…

Sia ringraziata la Cassazione che, finchè non esistono leggi un po’ più logiche, ci para sempre il tenero e dolce culetto.

Amen!


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ci sono 2 commenti per "È già un passo avanti…"

  1. Unpirlaqualsiasi, la Cassazione ha sancito il diritto al furto…al fatto che io compositore lo prenda a quel servizio, perchè tu puoi derubarmi, avere la musica che io ho composto, senza pagare un euro….questo verdetto è follia pura, secondo me..

  2. degra ha detto:

    Il problema è quello, appunto, come ho scritto.
    Si confonde il danno alle case distributrici con il danno al compositore.
    Quando un artista viene ingaggiato per fare un disco, viene stipulato un contratto (per uno o più dischi) secondo il quale al compositore/artista viene corrisposta una certa quantità di denaro, indipendentemente dal numero di copie vendute. La stessa cosa per i libri.
    Quindi se io non compro la musica che ascolto, il cantante non ne ha nessun danno.
    L’autore (se è un’altra persona), magari qualcosa sì, perchè prende un tanto (un poco, in realtà) per disco venduto, ma è molto di più quello che può guadagnare dalla pubblica esecuzione del suo brano, piuttosto che dalla vendita.
    I reali guadagni degli artisti sono legati alle vendite solo in prospettiva futura: se hai fatto vendere tanto, nel prossimo contratto aumenterà il compenso (ecco perchè solitamente vengono fatti firmare contratti per più dischi, metti che il primo venda tanto, vuoi mica pagare subito di più l’artista?).
    Il fatto che sia un furto, un crimine, o cos’altro dicono negli spot, è solo per sensibilizzare le coscienze usando una parola grossa.
    Il vero furto sono i DRM che loro mantengono sulle cose che regolarmente acquisto: non è un furto che io acquisti un CD a 18 euro e non possa farne assolutamente nulla tranne che ascoltarlo (e pure da solo, altrimenti è pubblica diffusione)?